Antonio Stradivari

1648, Cremona, Italy

  • Antonio Stradivari

Non abbiamo notizie certe sulla nascita di Stradivari, salvo il nome del padre, Alessandro, e la data approssimativa, situata tra il 1644 e il 1649; che sia nato a Cremona, lo si desume dal fatto che nelle etichette si definiva Cremonensis. Senza dubbio, la madre non può essere identificata con la tradizionale Anna Moroni in quanto questa era sposa di un Alessandro Stradivari morto nel 1630, ben prima della nascita di Antonio.
Un violino riporta l'etichetta Antonius Stradivarius Cremonensis Alumnus Nicolaij Amati, Faciebat Anno 1666, unica testimonianza di un discepolato presso l'illustre liutaio cremonese Nicola Amati. Il violino e la pertinenza dell'etichetta sono state oggetto di discussione; a favore dell'autenticità si sono espressi Alfred e Athur Hill, in Antonio Stradivari: His Life and Work, un testo del 1902 considerato ancora di primaria autorevolezza, e più recentemente Simone Fernando Sacconi e Charles Beare. Tuttavia, lo stesso Beare, considerando il fatto che i violini dell'anno seguente già contengono il cartiglio standard che egli appose per il resto della vita: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno [data], senza il riferimento ad Amati, si chiede se non si possa ipotizzare una dichiarazione mendace dello Stradivari, che l'Amati avrebbe imposto di correggere.
Dai registri della parrocchia di S. Agata, sappiamo che Stradivari si stabilì in quel quartiere di Cremona nel 1667, anno nel quale sposò la sua prima moglie: Francesca Ferraboschi; in questa casa nacquero i primi sei figli della coppia, tra i quali Francesco e Omobono, che più tardi furono anch'essi liutai.
Gli strumenti che costruì in questo periodo sono chiaramente influenzati da Nicola Amati. Sorprendentemente, di questo periodo rimangono solo una ventina di strumenti, quindi si ipotizza che parte del suo lavoro fino agli anni ottanta fosse alle dipendenze di altri liutai, ad esempio Amati e Francesco Ruggieri. La produzione a suo nome è di pregevole qualità, sebbene non geniale. Tra gli strumenti di questo periodo, un tipico esempio è il violino chiamato "Sellire".

Violino del 1687-1689 "Spanish II" conservato al Palacio Real di Madrid
Nel 1680 Stradivari acquistò una casa con annesso laboratorio in piazza San Domenico, oggi piazza Roma, nel quale lavorò fino alla morte. Nel 1684 morì Nicola Amati; con lui spariva il personaggio più carismatico della produzione liutaria della città. Il figlio Girolamo (II), nonostante avesse dato un importante contributo alla costruzione degli strumenti del padre negli ultimi vent'anni, non riuscì a mantenere l'elevatissima qualità del laboratorio e quindi da questo momento le commesse più importanti passarono a Stradivari, nonostante lo sviluppo negli stessi anni della bottega di Andrea Guarneri e successivamente del figlio Giuseppe (a sua volta padre del più famoso Bartolomeo Giuseppe Antonio, detto "del Gesù"). Infatti, la sua produzione risulta aumentare considerevolmente, e comincia a scostarsi dal modello amatizzante con un irrobustimento generale dello strumento, soprattutto negli angoli. La vernice è ancora spesso quella color miele di Amati, arricchita talvolta da una tonalità tendente all'arancio, mentre il suono è generalmente più potente.
Dopo il 1690, emerge prepotentemente la sua originalità: agli spigoli duri del decennio precedente vengono ora accostati un filetto più largo, effe più accentuate, curvature più forti nella tavola armonica, maggiore intensità e profondità della vernice. I violini si orientano verso maggiori dimensioni, avvicinandosi ai modelli bresciani, soprattutto Giovanni Paolo Maggini, e ne acquistano una maggiore pienezza e profondità di voce. Secondo Simone Fernando Sacconi, per la preparazione dei legni Stradivari usava un composto di silicato, potassio e calcio.
Si ritiene che i suoi migliori strumenti furono costruiti tra il 1698 e il 1730, raggiungendo l'apice della manifattura nel quinquennio tra il 1725 - 1730.
Dopo il 1730, molti strumenti portano la firma sub disciplina Stradivarii, in quanto probabilmente erano costruiti dai figli sotto la supervisione del padre.
Oltre ai violini, Stradivari creò anche arpe (ad oggi ne esiste una sola), chitarre, viole, violoncelli, bassetti, liuti, tiorbe, viole da gamba di varie taglie, mandole e mandolini, pochette di varie fogge: si stima oltre 1100 strumenti musicali in tutto. Circa 500 - 600 di questi strumenti sono ancora esistenti.
Antonio Stradivari continuò a lavorare fino agli ultimi giorni della sua vita e morì molto vecchio: il 18 dicembre 1737 a Cremona. Venne sepolto nella basilica di S. Domenico nella tomba di famiglia che era all'interno della cappella del rosario. Ma, nel 1868, la basilica è stata venduta dal comune a un privato per 42.000 lire ed è stata abbattuta dal nuovo proprietario per fare spazio a più moderne costruzioni. Insieme alla chiesa andarono distrutte anche le tombe che essa conteneva. Nell'area in cui sorgeva la basilica ci sono oggi i giardini pubblici di piazza Roma. Una lastra tombale è tutto ciò che resta a ricordo del passaggio terreno di Antonio Stradivari.

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